Per i bambini i 4 libri di Fiabe di M. A. Spadaro ambientate a Palermo nei vari periodi storici. Ed. Vittorietti // 6 giugno 2017 ore 17.00 Conferenza "Arte al femminile" a Palazzo Petyx via E.Albanese 94 Palermo // "O'Tama e Vincenzo Ragusa. Un ponte tra Tokyo e Palermo" a cura di M. A. Spadaro - Palazzo Sant'Elia - 12 maggio-28 luglio 2017

venerdì 12 maggio 2017

12 maggio 2017 - "O'Tama e Vincenzo Ragusa. Un ponte tra Tokyo e Palermo"

Manifesto

Artisti per O'Tama

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Ieri si è inaugurata a Palazzo Sant'Elia una mostra: "O'Tama e Vincenzo Ragusa. Un ponte tra Tokyo e Palermo".
Oltre alla bellezza delle opere in gran parte sconosciute e inedite, oltre alla storia meravigliosa di questa pittrice giapponese e di questo scultore italiano, oltre ai progetti avanguardistici che entrambi hanno operato a Palermo a cavallo tra '800 e '900, al di là di tutto questo (già stupefacente) c'è qualcosa di ancor più eccezionale in questa mostra. L'impresa della curatrice, Maria Antonietta Spadaro, è stata infatti anche quella di creare un senso profondo di comunità. Oltre ai quadri più "famosi" (in ogni caso qui per la prima volta esposti), tantissime delle opere sono state da lei ritrovate una per una nelle case sparse in tutta la città (alcune persino a Roma) di eredi, nipoti e pronipoti di allievi e amici di O'Tama Kiohara Ragusa: una lavoro di ricerca quasi trentennale.
Quando leggiamo nelle targhette "collezione privata" non dobbiamo pensare a collezionisti anonimi, freddi calcolatori d'asta o mecenati, ma a persone che hanno conservato "per caso", ereditandole dai loro avi, opere che testimoniano l'affetto e la stima che questa pittrice giapponese ha raccolto nei suoi 51 anni vissuti a Palermo.
Ieri dunque con la presenza di questi discendenti/prestatori (in totale circa 60) si è festeggiata l'inattesa appartenenza ad un comunità: la comunità degli allievi e amici di O'Tama. Il concetto di appartenenza è bello perché porta con sé il senso identitario ma anche quello di prendersi cura. Ed è ancora più bello scoprire che ci sono appartenenze che neppure sospettiamo, collegandoci in modo imprevedibile ad estranei.
Io credo che uno tra i numerosi meriti della professoressa Spadaro sia di aver compiuto un'opera di memoria all'interno di tantissime famiglie, che poi ha messo in relazione sotto il "nume tutelare" di questa coppia d'artisti e maestri. Per ultimo ci ha regalato una mostra unica e una serata indimenticabile per l'emozione viva e toccante di questi collezionisti di affetti. 
Clarissa Cappellani
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