Una mostra d’arte contemporanea per ripensare Garibaldi e lo Sbarco a Marsala
Maria Antonietta Spadaro
L’arte rilegge il passato con la sensibilità del presente. Così a Marsala, negli spazi dell’ex Convento del Carmine, una mostra dedicata all’artista siciliano Emilio Isgrò, viene opportunamente ad inserirsi tra le manifestazioni che nel maggio 2010 hanno celebrato i 150 anni dello Sbarco a Marsala dei Mille guidati da Giuseppe Garibaldi. Tra i vari eventi politici ed istituzionali, come l’acclamata presenza a Marsala dell’11 maggio del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, si inserisce quindi la mostra Emilio Isgrò. Disobbedisco. Sbarco a Marsala e altre Sicilie, curata da Sergio Troisi e inaugurata il 13 maggio alla presenza del Ministro della Giustizia, Angelino Alfano.
Artista concettuale, Isgrò (Barcellona di Sicilia, 1937), con il suo linguaggio arguto e riconoscibile, celebra a suo modo l’impresa garibaldina in una mostra in cui i precedenti lavori ci accompagnano, attraverso un coerente percorso della sua esperienza creativa, giungendo infine all’oggi, con l’installazione Sbarco a Marsala. Scrive Troisi: “la statua memoriale dell’eroe, ancora una volta cancellata dalle formiche, si dispone al centro della trama sonora delle melodie di Bellini provenienti da tre pianoforti, con una centralità scenica e quindi spaziale della musica …” .
Su di un tradizionale basamento monumentale quindi la scomposta effige dell’eroe, aggredita da miriadi di formiche (il cui colore nero si esalta sul bianco del monumento), sembra lottare per rimanere nella storia con la dignità che gli spetta; mentre le formiche assaltano anche i tre pianoforti che dovrebbero inneggiare e glorificare il personaggio e la sua mitica impresa.
Leggiamo ancora Troisi: “Disobbedisco, può così dichiarare Garibaldi tramite Isgrò, rovesciando l’intenzione con cui nel telegramma inviato nel 1866 rinunciava alla liberazione del Tirolo; e disobbedisco proclama al termine del testo di scena che lo vede accamparsi come protagonista disilluso. Ma disobbedire alla storia non è il solo modo per immaginarne un’altra?”
Ecco che, proprio nella performance presentata da Isgrò nel corso della inaugurazione della mostra, si rivela la sua amarezza per ciò che l’Unità del nostro paese, dopo 150 anni, non ha ancora risolto.
Celebrare una ricorrenza quindi non deve costituire solo un acritico osannare un evento, senz’altro positivo, avvenuto nell’esaltante clima del nostro Risorgimento, ma l’occasione per riflettere sull’oggi, sulle contraddizioni che attanagliano il nostro paese.
