Nuove Frontiere della Scuola n. 39, dicembre 2015, pp. 38-41
Toponomastica femminile a scuola per la crescita di una coscienza civica
Maria Antonietta Spadaro
Un impegnato e agguerrito gruppo di docenti, e non solo, da qualche anno si batte nel nostro paese affinché la toponomastica non rimanga ancora dominio esclusivo del genere maschile. Infatti dei nomi delle strade, in Italia, solo una percentuale del 4/5% del totale è dedicata alle donne (comprendendo anche sante e figure mitologiche).
Di fatto il ruolo della donna nella società è stato spesso marginale non potendo essa assumere posti di prestigio o di potere: ancora fino al sec. XX in molti casi essa è stata relegata al ruolo di moglie e madre senza avere la possibilità di sviluppare un proprio autonomo percorso culturale, scientifico, artistico, politico o altro in ambito sociale. Ancora oggi e solo in parte, il problema è superato nel nostro variegato paese. Nei libri di storia o storia dell’arte la percentuale di figure femminili è irrisoria, mentre nel passato alcune donne hanno dimostrato di possedere altissime doti intellettuali e morali, ma sono state il più delle volte ignorate e/o colpevolmente dimenticate.
Ricordo qui di seguito alcune date storiche dell’emancipazione delle donne, ottenuta attraverso difficili lotte:
1874 accesso delle donne ai licei e alle università, ma non a tutte le professioni;
1876 a Palermo è concessa alle donne l’iscrizione alla facoltà di Medicina (solo Ostetricia);
1907 una donna ottiene la patente di guida;
1907 una donna ottiene la patente di guida;
1908 una donna si laurea in Ingegneria;
Fascismo (1) durante la politica razziale del fascismo, l’offensiva cominciò nella scuola, dove fu vietato alle donne di insegnare lettere e filosofia nei licei e alcune materie negli istituti tecnici e nelle scuole medie; inoltre fu vietato loro di essere presidi di istituti, mentre le tasse scolastiche delle studentesse vennero raddoppiate;
1946 voto alle donne in Italia (conquista già ampiamente presente in altri paesi);
1959 nasce il Corpo di polizia femminile, con compiti limitati alle donne e ai minori;
1961 le donne possono intraprendere la carriera nel Corpo diplomatico;
1963 le donne hanno accesso ai concorsi della Magistratura;
1970 è concesso il divorzio;
anni ’70 nasce in Italia il movimento femminista per la parità;
1975 riformato finalmente il Diritto di famiglia, garantendo la parità legale fra i coniugi e la possibilità della comunione dei beni;
1975 riformato finalmente il Diritto di famiglia, garantendo la parità legale fra i coniugi e la possibilità della comunione dei beni;
1981 si cancella il “delitto d’onore” dal Codice penale;
1995 nasce in Italia il Ministero per le pari opportunità, sulla scia della Conferenza Mondiale sulle donne di Pechino.
Le donne ormai sono entrate anche nell’ambito militare; tuttavia ancora ci sono solo 5 donne su 78 nel ruolo di rettore nelle Università italiane. Ci si batte per il Disegno di legge sul doppio cognome (la formula del cognome unico è un derivato del sistema patriarcale, se ne parla dal 1979). Insomma, ancora non si può affermare che la parità sia raggiunta.
Quali le differenze reali tra i due sessi? Non si può negare alla donna di essere la portatrice della vita; di contro l’unica occupazione in cui la donna può riconoscere all’uomo una superiorità è lo sport: un aspetto puramente fisico e muscolare. E’ interessante notare che solo a partire dalle Olimpiadi di Parigi del 1900 si ebbe la partecipazione femminile in alcune specialità sportive.
Le donne ormai sono entrate anche nell’ambito militare; tuttavia ancora ci sono solo 5 donne su 78 nel ruolo di rettore nelle Università italiane. Ci si batte per il Disegno di legge sul doppio cognome (la formula del cognome unico è un derivato del sistema patriarcale, se ne parla dal 1979). Insomma, ancora non si può affermare che la parità sia raggiunta.
Quali le differenze reali tra i due sessi? Non si può negare alla donna di essere la portatrice della vita; di contro l’unica occupazione in cui la donna può riconoscere all’uomo una superiorità è lo sport: un aspetto puramente fisico e muscolare. E’ interessante notare che solo a partire dalle Olimpiadi di Parigi del 1900 si ebbe la partecipazione femminile in alcune specialità sportive.
Il convegno nazionale, promosso dal gruppo di “Toponomastica femminile” tenutosi a Palermo nel 2013, al quale ha partecipato l’Anisa, ha fatto conoscere, tra l’altro, alcune esperienze didattiche decisamente innovative e stimolanti attuate in varie città italiane. In quella occasione ho trattato, in un intervento, delle artiste a cui sono state intitolate strade o luoghi a Palermo, proponendo anche altri nomi. Il collega Prof. Mario Di Liberto ha trattato il tema generale delle donne nella toponomastica a Palermo.
Intanto occorre rilevare che l’attenzione, da parte dei giovani delle scuole, nei confronti della toponomastica cittadina costituisce un veicolo di conoscenza della storia della città e del paese di incalcolabile valore: un corso di educazione civica a portata di mano per tutti i cittadini. Quanti di noi conoscono tutti o in parte i personaggi che danno nome alle strade? Ponendo attenzione alla toponomastica si scoprono risvolti di grande interesse della nostra storia.
In alcuni istituti superiori, anche siciliani, i giovani hanno affrontato lo studio attento dei nomi delle vie di quartieri o zone circoscritte della loro città, arrivando a porsi interessanti quesiti: in particolare sulla quasi totale assenza di figure femminili. La risposta a ciò è riconducibile a quanto scritto all’inizio di questo breve articolo.
Se veramente desiderassimo eliminare le discriminazioni, occorrerebbe rendere consapevoli gli allievi delle scuole iniziando dal sostenere la parità, in questo caso dei sessi, ma per arrivare al superamento di ogni tipo di discriminazione, nel rispetto della nostra Costituzione, di cui è utile ricordare l’Articolo 3, che così recita:
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Nonostante la limpida chiarezza di questo articolo, di fatto nel 1947, anno della sua approvazione, restavano ancora in vigore tutte le discriminazioni legali vigenti durante il periodo precedente - riguardo la condizione femminile, in particolare quelle contenute nel Codice di Famiglia e nel Codice Penale - superate successivamente come già ricordato.
Se compito della scuola dovrebbe essere anche quello di educare ai principi costituzionali, la conoscenza delle figure, maschili e femminili, che hanno contribuito alla crescita politica, sociale e culturale del paese, è uno dei modi per promuovere una coscienza civile per una consapevole attiva cittadinanza, non solo attraverso lo studio dei libri di testo, ma vivendo la propria città in modo totale: studiandone lo sviluppo urbanistico, i monumenti, la storia e la toponomastica: quest’ultima è capace di svelarci moltissimo del nostro passato. Tanti giovani, partendo dai nomi delle strade hanno sviluppato percorsi di ricerca affascinanti e di notevole interesse. Non ci stancheremo mai di affermare il valore formativo della conoscenza approfondita dei luoghi che si abitano, per sentirsi partecipi di una memoria collettiva, per comprendere le proprie radici e tutelare il patrimonio ereditato tramandandolo alle generazioni future (La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione: Art. 9 della Costituzione).
Negli ultimi anni la Commissione toponomastica del Comune di Palermo, di cui sono membro, ha intitolato alcune vie della città, tra l’altro, a figure femminili vissute nel lontano passato o in epoche più vicine, sia per rispettare la memoria di donne che hanno contribuito allo sviluppo sociale e culturale del paese, sia per educare i giovani ad affermare i diritti di ogni individuo superando ogni discriminazione.
Oggi le frequenti aggressioni alle donne, agli extracomunitari, ai diversi per abilità, religione, ecc., obbligano i docenti a promuovere una didattica volta ad affermare quei principi costituzionali su cui si fonda la democrazia nel nostro paese.
(1) Nel libro “Politica della Famiglia” di un inqualificabile teorico fascista (Loffredo), si legge: La donna deve ritornare sotto la sudditanza assoluta dell’uomo, padre o marito; sudditanza e, quindi, inferiorità spirituale, culturale ed economica. Per far questo consiglia agli Stati di vietare l’istruzione professionale delle donne, e di concedere soltanto quell’istruzione che ne faccia “un’eccellente madre di famiglia e padrona di casa”.
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