Da tempo gli operatori museali hanno compreso che la funzione dei musei, oltre ad essere la conservazione e la migliore tutela delle opere, è quella importantissima della comunicazione. Il museo deve saper dialogare con il pubblico, che oggi è molto eterogeneo e composito. I musei conservano le testimonianze concrete e tangibili della storia e della cultura di un paese in un determinato tempo; essi trasmettono infiniti dati sulla cultura di un periodo storico, pertanto è necessario che vengano “usati” didatticamente sia dai giovani, per la loro formazione, che dal pubblico adulto per arricchire il proprio bagaglio culturale, nell’ottica dell’educazione permanente. I musei hanno forti responsabilità educative. Ormai esiste una vasta letteratura sulla didattica museale, di fatto tutti i principali musei del mondo sono attrezzati in tal senso: il pubblico (scuole, famiglie, anziani, extracomunitari…) deve essere coinvolto all’interno del museo vivendo l’esperienza museale non distrattamente ma attraverso una partecipazione attiva e mirata (ludica, di diletto, di studio, professionale, ecc.). Lo studio dell’opera d’arte apre orizzonti vastissimi: dalle tecniche artistiche ai materiali, dai linguaggi stilistici ai modi espressivi di ogni epoca e luogo, dall’iconografia all’iconologia, dall’importanza della committenza al pensiero filosofico di ogni periodo storico, ecc.
Se oggi si può entrare nei musei virtualmente (Art Project di Google ad esempio) ben sappiamo che tutt’altra cosa è l’esperienza diretta dell’opera d’arte (attenzione a non perdere la fisicità dell’oggetto!), tali visite virtuali sono tuttavia utilissime per la preconoscenza e per lo studio. Ormai troviamo nei musei (e nelle scuole) i cosiddetti nativi digitali, che non sono extraterrestri o mutanti bensì giovani nati e cresciuti nell’era del computer, ossia delle tecnologie digitali. Il museo, oltre a “mostrare” le opere, dovrà offrire informazioni e contenuti di qualità, interattivi, costruendo piattaforme digitali interconnesse. Potrà dare ad esempio a chi osserva un’opera i link utili per approfondimenti, perché naturalmente il visitatore (nativo-digitale) sarà fornito di I-pod. Non dimentichiamo che ormai è necessario essere costantemente connessi. E’ possibile avere informazioni in tempo reale e quindi trasmetterle , condividerle … Di ogni opera non basterà leggere le striminzite etichette di oggi, ma dell’opera si vorrà sapere tutto e immediatamente (dove e da chi è stata eseguita, dov’era collocata, da chi è stata commissionata e perché, quando è stata restaurata, …). Il passaggio dal libro al digitale e al Web 2.0 (interattività) non comporta solo un’evoluzione degli strumenti della comunicazione e della conoscenza, ma una metamorfosi dei processi di apprendimento con effetti che ancor oggi non riusciamo a valutare. Il libro, catalogo, ecc. ha contribuito alla nostra classificazione delle conoscenze, formando il nostro orizzonte culturale, basato sulla fisicità del libro, sulla permanenza e sulla separazione netta dei saperi. Oggi la flessibilità e la velocità della ricerca eettronica, i cosiddetti contenuti liquidi del mondo virtuale, aprono possibilità prima impensabili sulla interdisciplinarietà ed anche sulla personalizzazione dei percorsi di apprendimento.
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